10.01.2017 - È un momento introspettivo, fatto di riflessione.
Diventiamo figure di un racconto fiabesco, disegnati nelle immagini di un libro da sfogliare per bimbi.
Perché uscirne?
Vorremmo che il tempo si fermasse ancora per poco, che la nostra passeggiata equestre non avesse una fine!
Che la nevicata copiosa ricoprisse ogni cosa, ogni avversità, che tutto si tramutasse in un bianco candido, in questa stessa luce ancestrale, assoluta, incapace di proiettare alcun’ombra!
Nelle pieghe del terreno scorgiamo la via del rientro, verso il maneggio di Folgaria, da dove siamo partiti.
Le fronde dei larici e degli abeti sembrano volerci trattenere ad oltranza, ma non possiamo: l’incantesimo sta per finire.
Con il palmo rivolto verso l’alto aspettiamo che un fiocco dopo l’altro vi si depositi sopra delicatamente.
Prima che il cristallo si sciolga dal tepore umano ne riconosciamo la struttura e la caratteristica forma stellare.
Ogni tipo di fiocco appare diverso dall’altro, per dimensione e forma.
La semplicità o la complessità dicono sia regolata da una serie di variabili derivate dall’umidità dell’aria e dalla temperatura.
Ora un raggio di sole se ne esce di striscio oltre l’altura e così altri ancora.
Un colpetto alle redini e Susi, la mia dolce cavalla di razza norica, s’immette sull’invisibile via di casa.