02.05.2016 - Depero amava Serrada e a Serrada dedicò varie e splendide opere. Il suo fu un amore entusiasta, che risaliva al primo dopoguerra. Nel 1920 alla località preferita dai Roveretani dedicò versi colmi d’ammirazione.
I Serradini non hanno dimenticato l’illustre ospite, ne hanno sempre coltivato il ricordo. Per molto tempo gli hanno dedicato il Carnevale Futurista, evento che da qualche anno è stato mutuato in Serrada Futurista, una settimana di eventi… futuristi che cade nella prima quindicina di agosto: futurista è la merenda, futurista la cena, futuriste le passeggiate tra i masi, futurista l’aperitivo, futurista lo spettacolo finale!
Info www.serrada.it
Serrada 1920
‘Serrada offre un paesaggio eternamente mutevole. In estate è un pianoro, una verde conca riposante circondata da altere groppe di monti, da scalinate di roccia discendenti, a volte dolci e altre a precipizio. Dentro legioni di abeti e tra plotoni di pini e larici, in vedetta, giace il paesello: campanile a testa di cipolla e naso appuntito all’insù. La chiesa aspetta a bocca aperta i fedeli e il cimitero tace e origlia quadrato e rassegnato con le croci a braccia distese. In autunno i prati, i campi e i boschi si popolano di aratri, di falci, di accette e di mucche al giogo. La terra si rivolta nera e appare punteggiata di tuberi benefici, simili a biondi ciottoli. Il ritmo secco del taglialegna si ripercuote nel bosco. I larici ingialliscono, i faggi arrossano e i cespugli radenti si insanguinano. Merli e tordi sfrecciano, il fringuello svetta e l’allodola ferma nell’azzurro canta la luce che l’abbaglia. Serrada d’inverno offre un paesaggio polare. Dal bianco lenzuolo sorgono scheletri di vetro e mani multiple di fantasmi. Ogni osso e ogni dito hanno il proprio lembo di candore. Il vento nordico arriva galoppante con in groppa il sole dagli occhi di fosforo, con criniere d’oro e bardature d’argento. Nitrisce accecando. L’ampia distesa è uno specchio e il cielo e le case capovolte vi si riflettono turchine. Lo sciatore affascina: distende le braccia per impugnare le ali al vento. Con le lame degli sci ai piedi taglia lo spazio con rasoiate parallele. Il suo binario aereo, diritto, curvilineo e a zig zag è perfetto. Il bolide umano scende fra stupendi pennacchi di neve, fra soffi di polvere luminosa, reggendo i volantini equilibratori. Scende un angelo del firmamento sicuro nello spazio e nella luce che lo aureola, raggiante in questo autentico prisma di poesia’.
Tratto da: Fortunato Depero nelle opere e nella vita,1940