DinoMiti: Rettili, fossili e dinosauri nelle Dolomiti

Una mostra molto importante promossa dalla Fondazione Dolomiti Unesco e dalla Rete del Patrimonio Geologico (Provincia Autonoma di Trento), realizzata dal Muse, il Museo delle Scienze di Trento.

L'obiettivo principale della mostra è far conoscere, ad un vasto pubblico, reperti di eccezionale importanza, non solo per bellezza, ma soprattutto per significato scientifico e rarità.

Attraverso questi fossili, composti in prevalenza da resti scheletrici e impronte, è possibile presentare la storia dell'evoluzione dei rettili nelle Dolomiti dalle prime tracce risalenti al Carbonifero-Permiano, fino alla scomparsa dei dinosauri alla fine del Cretaceo: impronte e resti scheletrici del territorio delle Dolomiti UNESCO, e in particolare i più importanti rinvenimenti degli ultimi decenni.
All’interno del percorso espositivo è possibile ammirare la maggior parte dei fossili più significativi delle Dolomiti: una quarantina di reperti, tra resti scheletrici, orme e piante fossili, cui si aggiungono ricostruzioni in vivo a dimensioni reali, riuniti, per la prima volta, in un unico percorso espositivo.

I fossili provengono dalle province di Bolzano, Trento, Belluno, Udine e Pordenone e tutti i siti di ritrovamento si trovano all’interno di uno dei nove sistemi UNESCO.

Un'ulteriore interessante sezione della mostra 2017 sarà dedicata ad un approfondimento locale che avrà ad oggetto, in particolare, la storia geologica dell'Alpe Cimbra: questa sezione si propone di mettere in evidenza, accanto alle sequenze itineranti della celebre “DinoMiti”, l'area dell'Alpe Cimbra.

Uno sguardo sul territorio con le sue morfologie carsiche, le sue rocce i suoi fossili, ma non solo.

Si vuole far provare anche la magia di un percorso che mostra sì, l'attuale assetto geomorfologico tipico dell'alpe, ma che lasci intravedere anche, dietro alla curva di un sentiero o nei pressi di un forte, un paesaggio che non c'è più, che si è trasformato lasciandoci piccole testimonianze visibili sotto forma di una conchiglia, di una piega nella stratificazione delle rocce, di un inghiottitoio carsico.

Il paesaggio nel percorso museale, attraverso pannelli esplicativi, sarà mano a mano compreso e per il turista risulterà stimolante andare nei luoghi del territorio di Luserna/Lusérn a ricercare quelle testimonianze citate o andare a rivederlo con nuovi occhi.
Il percorso verrà sviluppato in quattro sequenze:

1. evoluzione geomorfologica dell'altopiano (perché l'altopiano è così),

2. evidenze di carsismo (doline, inghiottitoi, morfologie a banchi e blocchi, sorgenti),

3. evidenze morfo-strutturali dovute a tettonica (pieghe, affioramenti litologici, faglie),

4. evidenze di vita scomparse (fossili di ammoniti, lithiotis, coclearites).

All’interno del percorso espositivo viene proposto anche l'itinerario da seguire, sul territorio, per individuare i fossili (località Oberwisen), gli inghiottitoi (loc. Hüttn), il rosso ammonitico (cima Campo), le pieghe di compressione (loc. Staun vodar Khirch), i massi erratici (loc. Milegruam), piuttosto che le doline, i minerali etc.

L’esposizione rimarrà aperta, dal 17 aprile al 5 novembre, tutti i giorni con orario: 10.00 - 12.30 e 14.00 - 18.00 (nel mese di agosto con orario 9.30 - 12.30 e 14.00 - 18.30).

Le attività del Centro, finalizzate alla promozione culturale e turistica, sono rese possibili grazie al sostegno finanziario di: Regione Autonoma Trentino Alto Adige / Südtirol, Provincia Autonoma di Trento, Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, Magnifica Comunità degli Altipiani Cimbri, Comune di Luserna, Cassa Rurale dell’Alta Vasugana.

Il Centro Documentazione vuole anche valorizzare alcune particolarità proprie di questi nostri territori che ci riportano all'età del bronzo e all'archeometallurgia.

In particolare a Lusérn e Lavarone in Trentino si trova una delle più straordinarie concentrazioni, di tutta la tarda età del bronzo (XIII - X sec a.C.), di strutture per la lavorazione del rame.

In questa zona si effettuavano le operazioni di arrostimento primario e di prima fusione dei minerali di rame, cioè quelle operazioni che permettevano di depurare il minerale dai materiali di scarto e di giungere infine alla produzione di pani di rame (forme di rame puro al 96%).

Siti fusori sono stati trovati in località Plètz von Motze di Luserna, a Tezze di Luserna, a Millegrobbe, a Malga Rivetta, a Malga Fratte, a Passo Vezzena

Nella sezione espositiva, attraverso pannelli, la ricostruzione di un forno fusorio e un gioco interattivo, viene presentata l’attività fusoria avvenuta sull’altipiano, in particolare in località Plètz von Motze, 3.000 anni fa.

La mostra ricostruisce le varie fase di lavorazione, estrazione, frantumazione, arricchimento, arrostimento fino alla fusione del minerale stesso.

La mostra sarà, nel corso della stagione, corredata da laboratori tematici e da un focus particolare durante la settimana del Festival del Gioco (23-29 luglio 2017)

Grazie alla presenza di queste importanti testimonianze sul territorio possiamo affermare che la mostra acquista sull'Alpe Cimbra una sua dimensione unica di Museo a cielo aperto.
 
 
 
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