22.03.2017 - Fra me e me mi sono detto: questo giovanissimo, è un vero talento!
Sta terminando di sistemare le necessarie bardature a protezione di spalle, schiena e ginocchia.
Infila il casco integrale e attraversa il cancello d’imbarco dell’impianto.
L’addetto gli aggancia la biammortizzata nell’apposita sede e lui salta di slancio sulla seggiovia, motivato come nessun altro ad affrontare una nuova ed adrenalinica discesa free!
Anche oggi mi trovo qui nel Bike Park di Downhill dell’Alpe, alle pendici del monte Tablat, a Lavarone.
Uno dei primissimi park di freeride con tanto di progetto e autorizzazione rilasciata dalla Provincia Autonoma di Trento.
L’area è connotata da più percorsi che seguono la naturale morfologia del terreno ed è attrezzata con delle strutture in legno in grado di offrire passaggi e performances di puro divertimento nel massimo della sicurezza.
Aviotrasportati alla quota di sbarco si eseguono gli ultimi controlli, si indossano gli occhialoni da motociclista e si impugna saldamente il manubrio!
Un mini brain storming per richiamare la necessaria dose di coraggio, che varia in ognuno di noi, e via che s’imbocca il tracciato con un grado di difficoltà più congeniale!
Rhum Runner, Mojito, Pina Colada e Whezzyssghevenait un alternativo cocktail di opportunità nell’off road puro e duro!
Ma ci sono anche i passaggi più soft per i meno expert o per chi è solo agli inizi.
Una volta in ballo, cioè lanciati sul tracciato, succede che dentro il casco – in quello spazio racchiuso nella testa, nel sottovuoto delle cellule grigie – si viva un momento di iper eccitazione!
Una piacevole sensazione che passa, purtroppo, in un lampo: trasmessa dal succedersi di curve veloci al limitare dei tronchi del bosco, dalle polverose inchiodate sullo sterrato e da tutti quegli aerei salti e momenti che scorrono velocissimi uno dopo l’altro, in una manciata di fantastici secondi!
Se non lo avete provato, fatelo!
Nel frattempo, attraverso il mirino della reflex, inseguo il teen rider impegnato sul salto posto a ridosso della grande struttura.
Subito dopo atterra e compie una grintosa curva parabolica, poi d’improvviso sparisce e lo rivedo sbucare da sotto, come espulso da una concentrica spirale che lo riporta tutto d’un fiato con le ruote a terra!
Questa volta si ferma con una sbandata controllata, si toglie il casco e mi chiede di visionare il file che lo ha congelato nell’istante topico del volo!
Quello che vede nel display lo soddisfa, però dice che potrebbe fare ancora meglio.
Ci accordiamo per immortalare un’altra scena, essenziale, meritata!
Un primo piano di lui, Paolo, assieme alla sua inseparabile bike!