Regeneration anche perché la prima versione è stata distrutta da un incendio appiccato da un folle, poi ricostruito con maestria ancor più accentuata dall’artista. La sua silhouette spicca sopra Magré, nel comune di Lavarone, a quota 1.361 metri. Arrivando lo vedi già da molto lontano e ti chiedi se per caso la creatura mitica e leggendaria dai tratti affini ad un enorme rettile, non abbia voluto sin lassù direttamente da “A Game of Thrones”, l’amatissima serie fantasy “Trono di Spade”.
Il Drago Vaia Regeneration è meraviglioso e dimostra per intero la sapienza di Marco Martalar, al secolo Marco Martello, nell’utilizzo dei materiali. Questa gigantesca creatura è decisamente veritiera e l’utilizzo di pezzi di legno di colore nero, volutamente bruciati dall’artista, rende ancor più realistica “la natura” di questo rettilone, di cui sembra quasi di apprezzare le squame del suo corpo sinuoso. Del resto, boschi e natura sono la linfa che alimenta le creazioni di Martalar. E questo è il drago in legno più grande d’Europa. Così, quando si è in Alpe Cimbra, è irrinunciabile andare a vederlo da vicino. Ma, attenzione: per arrivare bisogna andare rigorosamente a piedi dopo aver parcheggiato la propria auto negli spazi di sosta autorizzati giù a valle. Sulla strada che attraversa l’abitato di Magré il transito è rigorosamente consentito solo a residenti ed autorizzati: un varco controlla gli accessi, anche per garantire la sicurezza del Drago Vaia Regeneration, la cui prima versione è stata distrutta da un piromane chissà per quale ingiustificabile motivo.
“Il drago rappresenta un monito per quanto riguarda il rapporto tra essere umano e natura. Il nuovo drago è pure un custode di memoria, di storie, un simbolo di rinascita e resilienza dove noi esseri umani dovremmo ricordarci di restare sempre umili davanti a madre natura” ha spiegato Martalar. L’opera ha una struttura interna in acciaio realizzata dalla ditta Voltolini di Grigno, mentre per il trasporto sul posto è intervenuta l’azienda Cristelli di Trento dopo che l’artista lo ha “plasmato” in un capannone a valle. Il nome Vaia richiama la violenta tempesta mediterranea verificatasi fra ottobre e novembre 2018, con raffiche di vento a livello uragano e forti piogge, che hanno provocato danni da inondazioni e schianti a vento in Francia, Italia, Croazia, Austria e Svizzera. E anche in questa porzione di Trentino ha “frustato” la natura con danni ingentissimi ai boschi.
“Il grande interesse verso Drago Vaia Regeneration - ha commentato il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti - testimonia come quest’opera sia particolarmente sentita dalla comunità e da chi vive la montagna, perché oltre alla sua bellezza contiene in sé valori profondi e caratteristiche tipiche del territorio in cui è inserita, da un punto di vista ambientale, culturale, paesaggistico. è chiaramente anche una testimonianza e un ricordo di un dramma vissuto dalla comunità, che però ha dimostrato di saper trasformare un disastro naturale in qualcosa di bello e a disposizione di tutti”. “Questa opera è simbolo di una comunità resiliente e ne testimonia la sua capacità di non fermarsi e di non arrendersi di fronte alle difficoltà - le parole della vicepresidente Francesca Gerosa - rappresenta inoltre una bella forma di arte e di cultura accessibile, capace di avvicinare le famiglie e i più giovani alla conoscenza del territorio e alle sue bellezze storico-culturali, di trasmettere significati e valori, ed è proprio su questo che tutti insieme dobbiamo continuare a lavorare”.
Articolo di TurismoItaliaNews.it edizione Ottobre 2024