Da un documento di un soldato dell’esercito austroungarico:
“ Mamma mia cos’è questo inferno? Me lo chiedo ogni momento. Tutte le volte che esplode un proiettile dell’artiglieria nemica istintivamente mi chino e mi porto una mano alla testa, quasi che debba cadermi tutto addosso. Sono protetto da un metro di cemento armato e lastre d’acciaio ma il terrore mi corrode i nervi. Sto impazzendo. Nei rari momenti di quiete mi accuccio in un angolo con le foto della mia famiglia che mi scorrono fra le dita: l’unico conforto in questo inferno. È atroce l’idea di averli lontani e ancora più atroce l’incertezza del rivederli. Ero nato e cresciuto nell'idea di una vita umile ma serena. Avrei continuato a coltivare la terra facendomi bastare quel poco che la vita mi avrebbe donato. E invece sono qui a combattere una guerra che distruggerà la mia vita e quella di decine di migliaia di altri uomini e, con essi, le loro famiglie. Se avessi saputo tutto questo, avrei preferito non nascere affatto. Mi viene ordinato di sparare, di uccidere, di distruggere.