Serrada

1200 m s. l. m.

A 5 km da Folgaria, Serrada è una località che vanta una lunga tradizione turistica.
Già alla fine del XIX secolo era mèta di vacanza dei primi frequentatori della montagna e tra il primo e il secondo conflitto mondiale divenne stazione di riposo e relax dell’agiata borghesia roveretana.

Serradino d’adozione di quello scorcio di secolo fu il pittore futurista Fortunato Depero in onore del quale ogni anno si celebra il programma estivo Serrada Futurista.

Serrada è località di vacanza estiva ed invernale: dispone di hotel, residence e appartamenti privati.

Una seggiovia quadriposto collega direttamente il centro paese con l'area sciistica di Folgaria e, d'estate, con il rifugio Baita Tonda (dal quale si ha la possibilità di fare escursioni verso Forte Dosso delle Somme, Passo Coe e Monte Maggio).

Da vedere a Serrada di Folgaria
La Chiesa di Santa Cristina (XVII sec.), il Forte Dosso delle Somme (Werk Serrada) emozionante testimonianza della Grande Guerra, i ruderi dell'antica chiesetta di Santa Cristina sul dosso del Nauck, la sommità del monte Finonchio (1610 m) con il Rifugio F.lli Filzi.

Passeggiate ed escursioni
Nei dintorni di Serrada sono possibili varie passeggiate ed escursioni: alla Forra del Lupo, sul monte Finonchio (rifugio F.lli Filzi - 1600 m), sulla sommità del monte Maggio (1850 m), al Forte Dosso delle Somme (1600 m), al Dosso di Santa Cristina e a Guardia, il paese dipinto.

Serrada Futurista
D'estate Serrada propone l'evento Serrada Futurista, una settimana di arte, musica, spettacolo e cultura, tutto ispirato al futurismo di Fortunato Depero.
Breve storia di Fortunato Depero
Sazio delle avventure artistiche vissute tra New York e Roma, nel 1941 Fortunato Depero (1892–1960) si ritira a Serrada, a Folgaria, e lì rimane fino alla fine del conflitto.

È un periodo difficile, c’è la guerra e l’artista è in difficoltà economiche.

Si racconta (ma forse è una leggenda) che, trovandosi nell'impossibilità di saldare l’affitto, abbia offerto al padrone di casa di provvedere con un dipinto, che però non fu accettato.

Quanto varrebbe oggi quel dipinto? Depero amava Serrada e a Serrada dedicò varie e splendide opere.

Il suo fu un amore entusiasta, che risaliva al primo dopoguerra.

Nel 1920 alla località preferita dai Roveretani dedicò versi colmi d’ammirazione:

Serrada 1920

‘Serrada offre un paesaggio eternamente mutevole. In estate è un pianoro, una verde conca
riposante circondata da altere groppe di monti, da scalinate di roccia discendenti, a volte
dolci e altre a precipizio. Dentro legioni di abeti e tra plotoni di pini e larici, in vedetta,
giace il paesello: campanile a testa di cipolla e naso appuntito all’insù.
La chiesa aspetta a bocca aperta i fedeli e il cimitero tace e origlia quadrato e rassegnato
con le croci a braccia distese. In autunno i prati, i campi e i boschi si popolano
di aratri, di falci, di accette e di mucche al giogo. La terra si rivolta nera e appare
punteggiata di tuberi benefici, simili a biondi ciottoli. Il ritmo secco del taglialegna si
ripercuote nel bosco. I larici ingialliscono, i faggi arrossano e i cespugli radenti si insanguinano.
Merli e tordi sfrecciano, il fringuello svetta e l’allodola ferma nell’azzurro
canta la luce che l’abbaglia.
Serrada d’inverno offre un paesaggio polare. Dal bianco lenzuolo sorgono scheletri di vetro
e mani multiple di fantasmi. Ogni osso e ogni dito hanno il proprio lembo di candore. Il
vento nordico arriva galoppante con in groppa il sole dagli occhi di fosforo, con criniere
d’oro e bardature d’argento. Nitrisce accecando. L’ampia distesa è uno specchio e il cielo
e le case capovolte vi si riflettono turchine. Lo sciatore affascina: distende le braccia
per impugnare le ali al vento. Con le lame degli sci ai piedi taglia lo spazio con rasoiate
parallele. Il suo binario aereo, diritto, curvilineo e a zig zag è perfetto. Il bolide umano
scende fra stupendi pennacchi di neve, fra soffi di polvere luminosa, reggendo i volantini
equilibratori. Scende un angelo del firmamento sicuro nello spazio e nella luce che lo
aureola, raggiante in questo autentico prisma di poesia’.


- Tratto da: Fortunato Depero nelle opere e nella vita, 1940 -
 
 
 
 
 
 
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