È un periodo difficile, c’è la guerra e l’artista è in difficoltà economiche.
Si racconta (ma forse è una leggenda) che, trovandosi nell'impossibilità di saldare l’affitto, abbia offerto al padrone di casa di provvedere con un dipinto, che però non fu accettato.
Quanto varrebbe oggi quel dipinto? Depero amava Serrada e a Serrada dedicò varie e splendide opere.
Il suo fu un amore entusiasta, che risaliva al primo dopoguerra.
Nel 1920 alla località preferita dai Roveretani dedicò versi colmi d’ammirazione:
Serrada 1920
‘Serrada offre un paesaggio eternamente mutevole. In estate è un pianoro, una verde conca
riposante circondata da altere groppe di monti, da scalinate di roccia discendenti, a volte
dolci e altre a precipizio. Dentro legioni di abeti e tra plotoni di pini e larici, in vedetta,
giace il paesello: campanile a testa di cipolla e naso appuntito all’insù.
La chiesa aspetta a bocca aperta i fedeli e il cimitero tace e origlia quadrato e rassegnato
con le croci a braccia distese. In autunno i prati, i campi e i boschi si popolano
di aratri, di falci, di accette e di mucche al giogo. La terra si rivolta nera e appare
punteggiata di tuberi benefici, simili a biondi ciottoli. Il ritmo secco del taglialegna si
ripercuote nel bosco. I larici ingialliscono, i faggi arrossano e i cespugli radenti si insanguinano.
Merli e tordi sfrecciano, il fringuello svetta e l’allodola ferma nell’azzurro
canta la luce che l’abbaglia.
Serrada d’inverno offre un paesaggio polare. Dal bianco lenzuolo sorgono scheletri di vetro
e mani multiple di fantasmi. Ogni osso e ogni dito hanno il proprio lembo di candore. Il
vento nordico arriva galoppante con in groppa il sole dagli occhi di fosforo, con criniere
d’oro e bardature d’argento. Nitrisce accecando. L’ampia distesa è uno specchio e il cielo
e le case capovolte vi si riflettono turchine. Lo sciatore affascina: distende le braccia
per impugnare le ali al vento. Con le lame degli sci ai piedi taglia lo spazio con rasoiate
parallele. Il suo binario aereo, diritto, curvilineo e a zig zag è perfetto. Il bolide umano
scende fra stupendi pennacchi di neve, fra soffi di polvere luminosa, reggendo i volantini
equilibratori. Scende un angelo del firmamento sicuro nello spazio e nella luce che lo
aureola, raggiante in questo autentico prisma di poesia’.
- Tratto da: Fortunato Depero nelle opere e nella vita, 1940 -