Se l'Italia fu il paese straniero in cui viaggiò di più, il Trentino fu la regione italiana che Freud esplorò più a fondo e in cui soggiornò più a lungo durante le sue vacanze.
Tra tutti i luoghi che visitò, Lavarone può essere considerato il luogo freudiano per eccellenza: qui trascorse per ben tre volte le sue vacanze (un unicum), qui compose “in giornate luminose” una delle sue opere più importanti, la “Gradiva”.
La “prima volta” di Freud sull'Alpe fu un breve soggiorno di ricognizione. E' la fine dell'estate dell'anno 1900 e Freud ha appena pubblicato L'interpretazione dei sogni.
“Poiché Minna (la cognata, n.d.r.) volle gustare le gioie di una tappa alpina, per una via di montagna di una bellezza che lasciava senza fiato, raggiungemmo Lavarone (1200 m.), un altopiano di lato alla Valsugana, dove trovammo il più bel bosco di conifere e un'insospettata solitudine”.
La scelta del luogo non è casuale, ma suggerita alcuni anni prima da un poeta moravo amico di famiglia.
Freud, colpito dalla bellezza del posto, ci ritorna altre tre volte, per fare di Lavarone la sede della sua villeggiatura: nel 1906, nel 1907, nel 1923. I Freud sono una famiglia numerosa: due genitori, sei figli, a cui si aggiungono la cognata del professore, Minna, e il fratello di lui, Alexander.
Si muovono lungo le ripide e tortuose strade di montagna usando ben due carrozze a noleggio, una a due cavalli per Freud e consorte con le bambine più piccole, un'altra trainata da quattro cavalli per il resto della brigata oltre alla grande quantità di bagagli. La villeggiatura ha i tempi lunghi, com'è d'abitudine allora dura alcuni mesi e bisogna portarsi tutto il necessario.
I cavalli indossano bardature speciali e un pennacchio in testa contro le mosche, e dei campanellini a mo' di clacson. I volti dei passeggeri diventano irriconoscibili per la polvere che si deposita sui volti e soprattutto sulle ciglia.
La vacanza di Lavarone è la vacanza dei primati: è la prima volta che la famiglia Freud si allontana da Vienna così tanto, ed è la prima famiglia viennese a fare le vacanze sull'Altopiano.
Il luogo scelto per il soggiorno è un albergo nuovo, appena aperto sulle rive del lago. La camera di Freud, è la numero 15 al primo piano dell'Hotel Du Lac, aperto nel 1903.
L'ampia finestra consente di vedere, poco più in basso, il lago nella sua interezza.
Dice il figlio di Freud, Martin:”Eravamo i soli a goderne i bagni, fatta eccezione per un distaccamento di soldati austriaci che stazionavano nelle vicinanze. C'erano una o forse due barche a remi e quindi potevamo anche pescare; passavamo comunque la maggior parte del tempo a nuotare. C'era un buon angolo da cui accedervi e alcuni cespugli sulla riva offrivano un po' di riparo mentre ci spogliavamo. Siccome questo non era sufficiente per gli ospiti più morigerati, avevamo costruito una specie di cabina utilizzando dei paletti e dei teli. Spesso la nostra buona volontà si mostrava inutile, in quanto capitava che la cabina si rompesse proprio quando l'ospite, guarda caso sempre una donna, stava sfilandosi l'ultimo velo”.
Freud accompagna la famiglia a fare il bagno tutti i giorni. E' un eccellente nuotatore, il suo stile preferito è la rana, che lui pratica tenendo faticosamente la barba fuori dall'acqua per non rovinarla. Le giornate sono calde e dopo un tuffo nell'acqua fresca la famiglia può “stare al sole sulla riva erbosa del laghetto”.
Non gli piace molto pescare, ma adora camminare, Freud è instancabile, ha il passo veloce e leggero. Dalla stanza n. 15 il professore può uscire direttamente nel parco dell'hotel, attraverso una passerella sul retro e da qui inoltrarsi in altri sentieri, verso altri luoghi.
La giornata comincia con una camminata di tre o quattro ore nei “boschi splendidi” di Lavarone, in genere a queste passeggiate partecipa tutta la famiglia. Freud indossa il costume tirolese: pantaloni corti con vistose bretelle ed un cappello verde con un ciuffetto di barba di camoscio da una parte, un bastone con la punta in ferro e in caso di pioggia una pelosa mantella da alpino.
Ha un fiuto particolare per i funghi, la sua passione. Gli umidi boschi di Lavarone ne sono pieni. Si muove solitario, lasciando il gruppo e quando li trova, li copre con il cappello e chiama tutti a scoprire il gustoso bottino suonando un fischietto.
Ma le spedizioni hanno come obiettivo anche le fragole selvatiche e i mirtilli e la scoperta senza fine di fiori selvatici rari “con il compito di identificarli accuratamente, per svago”.
Lavarone e il suo lago sono per i Freud anche luogo di amicizie, in primo luogo quella con la famiglia del “cavaliere” di Padova, proprietario di una piccola fabbrica di articoli calzaturieri e soprattutto di una Fiat decapottabile, uno dei primi modelli in circolazione. E Lavarone è anche il posto dove fare esperienze nuove e singolari, come solo in vacanza possono accadere: la prima volta a bordo di un'automobile grazie all'amico padovano, lo spettacolo unico del collaudo di una mongolfiera militare sopra il lago, la cena dell'arciduca Francesco Ferdinando all'hotel Du Lac.
Nonostante queste piacevoli distrazioni, Freud non trascura la lettura, lo studio e la scrittura. Qui a Lavarone riceve i suoi allievi, giunti appositamente da Vienna per confrontarsi con il maestro, come per esempio il futuro premio Nobel, Robert Barany.
E in questo “caro vecchio rifugio”, compone la “Gradiva”, passeggiando lungo i sentieri che costeggiano il lago o meditando solitario nel parco dell'hotel, “all'aria aperta”, “spostandosi da un tavolinetto di pietra all'altro”.
Il legame tra Freud e Lavarone con il suo lago è stato nel corso degli anni più volte sottolineato dal Comune, dall'Azienda per il turismo Folgaria Lavarone Luserna e dalla Società Psicoanlitica Italiana con la posa della targa in ricordo sotto la finestra della stanza n. 15 dell'hotel Du Lac su iniziativa di Cesare Musatti, l'apertura della passeggiata lungolago “Gradiva” nel 1991, i convegni annuali di psicoanalisi che richiamano specialisti e appassionati del settore da tutta Italia, e in anni più recenti le visite didattiche per le scuole ai “luoghi freudiani”.
A tutto questo si aggiungerà a breve, grazie ad un progetto in collaborazione con la Provincia di Trento, la realizzazione del “Sentiero di Freud”, un percorso open con pendenza massima dell'8% per famiglie e disabili con piazzole di sosta e meditazione, mediante il quale si potrà accedere più agevolmente al lago passando attraverso gli itinerari freudiani e raccordarsi così con la passeggiata “Gradiva”.
Qua e là lungo il percorso saranno simbolicamente piantati alcuni maggiociondoli, pianta caratteristica di Lavarone, tanto cara a Freud.