Un antico mulino ad acqua, sulla riva del torrente Astico, nel piccolo villaggio di Cùeli.
Antico mulino sul torrente Astico, nel piccolo villaggio di Cùeli, un tempo funzionante anche come panificio.
Il pane veniva cotto ad una temperatura variabile tra i 180° e i 250° gradi. Successivamente era necessario farlo raffreddare in un luogo asciutto, permettendo all’umidità che evaporava di lasciare fragrante la crosta. Così il pane era pronto per essere venduto e gustato.
Funzionamento
Il Mulino dei Pistori presentava esternamente una ruota verticale: l'acqua del torrente arrivava da sopra e la faceva girare. La ruota, detta a "cassetta", sfruttava il peso dell'acqua, che cadeva sopra le pale (sagomate a cassetta). Questo tipo di ruota aveva un alto rendimento in quanto l'acqua non imprimeva solo il suo movimento, ma l'accompagnava anche per parte della sua circonferenza. Non richiedeva grandi quantità d'acqua, ma doveva essere disposta in linea con la direzione del flusso.
Girando, la ruota idraulica comunicava il moto circolare all'albero motore posto orizzontalmente. Per trasmettere il movimento al palmento mobile con asse verticale vi era inserito un meccanismo costituito da una corona con denti o cammi, posti ad intervalli regolari, che comunicava con un arnese girevole attorno ad un asse.
Questo mulino era dotato di due sistemi di macinazione e per ciò era provvisto di due differenti ruote motrici: la più grande era collegata al sistema di macinazione frumento – granoturco, mentre la minore al sistema di macinazione orzo.
Sistema di macinazione frumento - granoturco
All’interno del mulino c'era una cassa contenente le due macine: palmento fisso e palmento mobile. Sul palmento mobile posto superiormente, attraverso un foro centrale (bocca) cadeva il grano da macinare proveniente dalla tramoggia. Tra il palmento mobile e quello fisso vi era una distanza che veniva regolata dal mugnaio in base alla tipologia di farina che voleva ottenere (più o meno grossa). I chicchi risultavano così sgretolati e la farina, quando usciva dalle macine, veniva convogliata all’interno di un vaglio, comandato anch’esso dalla forza motrice dell’albero motore. In tal modo il prodotto macinato poteva essere separato in base alle dimensioni (fine, medio-grosso, grosso). Con questo sistema si macinava il frumento (farina bianca) e il granoturco (farina gialla).
Sistema di macinazione orzo
La macinazione dell’orzo si effettuava con un sistema differente: in un recipiente in pietra venivano collocati i chicchi in quantità notevole; due ruote, sempre in pietra, giravano al suo interno e, muovendosi in senso rotatorio, schiacciavano il prodotto. Quando i chicchi erano macinati a sufficienza e conforme alle esigenze, il mugnaio bloccava il sistema e con una paletta apposita chiamata “sessola” estraeva la farina, vagliandola successivamente con un sistema manuale.
Le farine dei Pistori
Nell'uso comune il termine farina serve ad indicare quella di grano e in particolar modo quella di grano tenero. Nel mulino dei Pistori si producevano vari tipi di farine: di frumento, di orzo, di segale, di grano saraceno e di granturco. I cereali tipo frumento, orzo, granoturco venivano trasportati al mulino per la macina dalla Pianura Veneta, mentre segale e grano saraceno erano prodotti anche nelle nostre zone montane. Prima carri, poi camion salivano la tortuosa strada della Val d’Astico fino a giungere a Carbonare, per portare poi i cereali a destinazione fino a Cueli. Le famiglie dell’Oltresommo di Folgaria erano solite acquistare il granturco in pianura, per farlo successivamente macinare al mulino dei Pistori e ricavarvi la farina da polenta. Anche i contadini della zona produttori di segale e grano saraceno portavano il proprio prodotto a macinare ed utilizzavano la farina ottenuta per cucinare pane, pinze e focacce.
La panificazione: dall’impasto alla degustazione del prodotto
I Pistori producevano pani di piccole dimensioni. In origine tutto il lavoro di impasto si faceva a mano, a partire dagli anni ‘30 del Novecento tramite un’impastatrice azionata dalla stessa ruota idraulica che faceva girare le macine. La formazione delle varie pezzature si fece sempre a mano. Le principali forme del pane erano quattro: la spaccata, il montasù, il gramolà e i panini dolci all’olio. La produzione delle prime due forme non comportava una lavorazione particolarmente complicata, mentre per il gramolà l’impasto doveva essere lavorato tramite la “gramola”, un attrezzo manuale utile per lavorare le fibre, impastare ed omogeneizzare la pasta di pane. I panini dolci erano i preferiti dai bambini. In occasione del Natale e della Prima Comunione, i Pistori producevano un dolce speciale: il Brazidel, pane dolce con uvetta spolverato con lo zucchero.
L'Antico mulino Cuel è un allestimento museale, aperto al pubblico.
E' luogo di interesse del percorso tematico Il Sentiero dell'Acqua (partenza da Carbonare).
Ora sono Leonarda e Lucia, eredi dell’ultimo mugnaio, che raccontano dell’attività di famiglia, dei muli che portavano in groppa i sacchi di granaglie da macinare, delle notti insonni trascorse nel frastuono delle macine alla luce della lanterna, del timore delle piene e del profumo del pane appena sfornato che si spandeva per la valle.
Lucia coltiva ancora la vecchia arte e con brio e facilità ci insegna a impastare la farina con l’acqua e il lievito, per farci infine portare a casa, creato con le nostre mani, il magico prodotto da mettere in tavola.
Aperto su richiesta (è necessario il raggiungimento del numero minimo di persone)
Info e prenotazioni
Il mulino, che è il principale punto di interesse del Sentiero dell’acqua, è visitabile su prenotazione.
Cell. 349 7153679